L’ALLENATORE GIRAMONDO
Alberto Giacomini abbiamo iniziato a conoscerlo ad Aprile quando ufficialmente è stato presentato il progetto #PassioneVibe.
Giacomini non solo allenatore UEFA B ma ha anche una laurea in scienze dell’educazione con tesi su “Il ruolo educativo e formativo del gioco del calcio”.
Da Luglio 2014 è anche Responsabile tecnico del progetto Inter Campus, il progetto sociale di FC Internazionale, che gli ha permesso di girare quasi 30 paesi in giro per il mondo tra cui: U.S.A., Argentina, Brasile, Israele, Uganda, Congo, Cina e altri ancora.
Quest’ultimo aspetto della sua carriera è senza dubbio il più affascinante e meno conosciuto ha portato grandissime soddisfazioni a Giacomini non solo sul piano professionale: ma come ci si trova a svolgere un compito del genere?
“Ho iniziato a collaborare con Inter Campus nel 2004 con un corso per giovani allenatori”– ci racconta Alberto-“ Alla fine di esso abbiamo fatto un test finale in cui i più meritevoli sarebbero stati coinvolti nei progetti Inter. Il corso è iniziato a Novembre 2004 fino al Maggio 2005, siccome ero stato uno dei migliori mi hanno fatto cominciare dai raduni estivi a Pinzolo e a Settembre dello stesso anno mi hanno subito spedito all’estero in Romania”.
Viaggi che non finiscono tutt’ora, infatti Alberto è appena tornato dal Brasile. Ma cosa vuol dire lavorare per Inter Campus?
“E’ soprattutto un progetto sociale non solo per migliorare la tecnica ma anche fornendo strumenti educativi dove mancano in zone problematiche del mondo come le Favelas Brasiliane, gli orfanotrofi in Congo, bambini che hanno disabilità cognitive o che non hanno famiglia. Il calcio diventa strumento educativo”.
L’inter è attiva dal 1997 con questo progetto mondiale di sviluppo ed educazione:
“Ogni viaggio che faccio è un’esperienza grandiosa anche in situazioni particolari. Quando sei sul campo non t’interessa se i palloni sono sgonfi o il manto erboso non è quello di San Siro. Per i ragazzi l’allenatore diventa educatore, aiuta a diventare grandi e sono le cose che segnano di più”.
Come dicevamo prima Giacomini è appena tornato dal Brasile:
“Ho lavorato adesso in una zona nel nord-est vicino a Fortaleza e nella Favela di Recife, zone in cui Inter Campus ha cinque centri. Dico vicino a perché parliamo veramente di villaggi di pescatori in mezzo al nulla. In paesi come quello il calcio è religione, sfonda la barriera sportiva e abbraccia quella della vita quotidiana e tutti hanno un modello di riferimento come potrebbe essere Ronaldo (Il fenomeno) o Ronaldinho ma contemporaneamente in paesi invece come la Cambogia o il Nepal, in cui il calcio viene vissuto in maniera meno appassionata, sono tutti accomunati dalla voglia immensa e smisurata di rincorrere il pallone senza tirarsi mai indietro”.
Questo bagaglio emozionale è soprattutto importante anche quando torna a lavorare con i nostri ragazzi alla Vibe:
“Mi aiuta tantissimo non solo a livello umano ma anche dal punto di vista tecnico-organizzativo. Quando sei con quei ragazzi tu sai che devi dare il 2000% perché ti aspettano con gioia e non puoi deluderli e quando torno a casa alla Vibe per me è lo stesso. Imparare a gestire le emergenze organizzative in Congo come in Brasile con tre palloni e trentacinque bambini mi permette poi qui a casa di sbizzarrirmi come voglio con tanto materiale e idee sempre nuove”.
Ma dal punto di vista umano?
“La mia sfida più grande è quella di far capire che il mondo non finisce in Brianza ma fuori c’è qualcosa di più complicato e di rendersi conto della fortuna che abbiamo. Che il Problema non può essere il campo fangoso o la scarpa slacciata ma apprezzare quello che abbiamo e divertirci col sorriso”.
Niccolò Arenella