IL METODO DEL GIARDINIERE

Intervista a Lorenzo Colombo

IL METODO DEL GIARDINIERE

La preparazione di un giardino è un’arte millenaria. Abbiamo testimonianze fin dalla notte dei tempi dai lussureggianti giardini pensili di Babilonia ai magnifici prati fioriti delle grandi corti europee dell’inizio del secolo scorso.

Il principio però è sempre lo stesso per ottenere un grande risultato: piantare i semi, nutrendoli e curandoli al meglio perché da loro nasceranno i giardini di domani.

La stessa attenzione, la stessa cura ci mette Lorenzo Colombo che allena i pulcini (classe 2008) della Vibe Ronchese.

Lorenzo non solo è il nostro “allenatore-giardiniere” ma è anche uno dei primissimi che hanno profuso il loro impegno per fondare la Vibe nel 2007.

Dodici anni di Vibe cos’è cambiato e cos’è rimasto lo stesso?

“La voglia di impegnarsi, di fare bene, di dare un contributo alle realtà dei nostri paesi. Abbiamo unito i settori giovanili per dare un servizio a questi ragazzi per permettergli di continuare il loro percorso di crescita.

Questa crescita ci ha visto passare dall’attenzione totale verso il settore giovanile fino all’attuale Vibe Ronchese che abbraccia tutto un progetto totale portando i ragazzi fino alla prima squadra”.

Tu in particolare ti occupi della categoria pulcini

“Sostengo da anni che il fulcro dell’attività di una società sia appunto quello della crescita dei ragazzini dandogli questa opportunità di praticare uno sport e sviluppare una passione. Venire al campo dev’essere un piacere sia per loro che per me, che anche se ho 55 anni mi diverto come quando avevo la loro età”.

Se dovessi chiederti a bruciapelo cosa rende la Vibe adatta per i propri pulcini?

“Assolutamente centrali per una società devono essere dare continuità, qualità, attenzione e relazioni corrette col bambino e le famiglie per dare forza ad un progetto. Nonostante siano tanti anni che alleno continuo a voler imparare qualcosa di nuovo perché è l’unico modo di migliorare anche le relazioni con i miei bimbi”.

La centralità del settore giovanile, come dicevamo all’inizio con l’esempio del giardino, la trovi primaria?

“Assolutamente. Il settore giovanile dev’essere il fulcro su cui sviluppare il resto del settore poi agonistico. Cerchiamo infatti di dare grandi qualità sia durante gli allenamenti che proprio sugli allenatori per dare sempre il massimo a questi ragazzini”.

Un allenatore che qualità deve avere secondo te?

“Sicuramente la pazienza e la cura dei dettagli per essere sia educatore che istruttore nello stesso momento. Non è sempre semplice ottenerlo, avere il corretto equilibrio tra messaggio da dare al ragazzo, come aspetto di comunicazione e psicologia, unito al fattore campo nel senso pratico. La società nel corso degli anni ci ha dato metodi formativi per migliorarci e anche se magari vengo da una scuola più “vecchia” rispetto alle nuove leve di allenatori cerco sempre di trovare innovazioni tecniche e comunicative”.

Un’esperienza la tua preziosissima e che parte da lontano

“Penso ci siano delle passioni innate, per cui se hai qualcosa dentro te la porti avanti tutta la vita e per me il calcio è questo. Ho dovuto smettere di giocare a 25 anni mentre ero in promozione, mi hanno trovato un’aritmia cardiaca e allora mi hanno costretto a smettere. Ho ripreso a giocare, mi sono fermato nuovamente e allora ho detto stop. Ho iniziato quindi a dare una mano in società ad Aicurzio e ho fatto il corso allenatore UEFA B. Ho fatto come Benjamin Button: ho iniziato dalla fine! Ho fatto prima il vice allenatore, il collaboratore tecnico e anche l’allenatore. Sono poi passato alle giovanili del Bellusco e quando ho conosciuto il presidente Ranieri Limonta mi hanno coinvolto nel progetto Vibe e sono qui da 12 anni”.

Per chiudere qual è il tuo ricordo più bello in questi dodici anni?

“E’ difficile focalizzarsi su qualcosa in particolare, ma penso sia il momento di gioia di quei bambini, che si sentono magari meno bravi degli altri e poi esplodono di gioia al momento del loro primo gol. Vedere nei loro occhi quell’emozione è impagabile. Sabato mi è successo che un bambino, che ha cominciato quest’anno ed ha avuto un percorso di difficoltà prima di poter entrare in squadra, ha fatto il primo gol e vederlo gioire è stato speciale. Vedere i loro miglioramenti, la loro gioia è bellissimo”.

VIBE Ronchese