UNA VITA DA ATTACCANTE

Il racconto della punta senza età Rosella Colombo

foto Rosella colombo

UNA VITA DA ATTACCANTE

Il racconto della punta senza età Rosella Colombo.

“Pronto? Si, ciao. Però ascolta dammi subito del tu che sto lei mi ha già stufato”.

Dall’altra parte della cornetta a rispondermi c’è la voce squillante di Rosella Colombo, classe 1972 ma un’energia contagiosa che nemmeno una ventenne avrebbe.

Rosella non è solo il numero 9 della Vibe, ma è in campo e fuori il punto di riferimento per le nostre ragazze sin dal suo arrivo nel settembre 2014

“Quando sono arrivata alla Vibe avevo accompagnato un’amica che avrebbe dovuto allenare queste ragazze che, all’epoca, disputavano un campionato a sette. Se penso a tutto quello che è arrivato dopo quel giorno…”

Flashback.

Riavvolgiamo il nastro di una trentina d’anni circa, perché la nostra storia inizia molto prima ma sempre in un campo a sette.

“Quando ho cominciato avevo 12/13 anni e si giocava solo a sette. Dopo un paio d’anni sono arrivata al calcio a undici e non l’ho più mollato. La mia prima squadra, il mio primo amore che non si scorda è stato il Verderio con cui ho giocato per ben 15 anni. Giocavamo in serie C e già i miei gol li facevo, ho fatto in tempo a conoscere anche i primi due infortuni al ginocchio prima che il fallimento della mia prima squadra mi portasse altrove alla Valassinese. In cinque anni abbiamo fatto cinque promozioni e siamo arrivate in serie A. Ricordo l’emozione dell’esordio, due anni bellissimi.”

Nonostante la fede Juventina, presa dal tifosissimo papà, il suo idolo calcistico è stato sempre un altro: il cigno di Utrecht Marco van Basten (“Quando ho visto i suoi movimenti, come attaccante non avrei mai potuto ammirare nessun altro”)

Purtroppo le società dipendono dagli sponsor e nuovamente Rosella si ritrova a cambiare casacca, andando verso Varese a Tradate dove disputa cinque stagioni in A2, sempre sul filo della promozione: “Mi sono fermata a 37 anni per un problema al ginocchio, pensavo davvero aver detto basta col calcio.”

I ricordi più belli sono però legati all’emozione di essere stata allenata da una grande del nostro calcio: Nazzarena Grilli.

“E’ stato veramente un grande onore essere allenata da lei, non solo per il suo grande passato da giocatrice ma proprio per come ci ha trascinato in serie A. Ha preso veramente a cuore il progetto della Valassinese, come adesso cresce le giovani promesse delle nostre nazionali giovanili.”

Rosella lascia trasparire moltissimo questo senso di responsabilità che avverte verso le giovani calciatrici ed in particolar modo le sue compagne: “Quello che cerco di trasmettere loro è davvero la mia passione per questo gioco che per me è tutto. La differenza tra la serie A e le serie minori è proprio questa: l’ambizione, la voglia di competere al massimo livello e non solo come un passatempo”.

Le chiama le “sue” ragazze quando parla di come sono in campo, di come giocano e delle esperienze che stanno facendo, quasi fosse un proseguimento fisico del suo corpo.

“Le mie ragazze ed io abbiamo appena disputato un’amichevole contro le U17 dell’Inter e sono davvero contenta perché ci aiuterà davvero tanto a fare quel salto mentale che vorrei facessero”.

Scatto mentale che passa soprattutto dai risultati sul campo, che non stanno tardando ad arrivare: “Noto proprio che le squadre arrivano in campo e vogliono dare tutto, cominciamo ad essere rispettate ed è quello che vogliamo. Vedono i nostri progressi, come stiamo crescendo e questo carica loro a dare sempre di più per batterci.”

Rosella non lascia nulla al caso, anche nel rapporto con le sue compagne, molto più giovani, cerca ogni soluzione per aiutarle: “Quando sono andata ai corsi UEFA ho chiesto qualche consiglio anche ad uno psicologo sportivo, proprio su come curare i rapporti con loro. Quello che ne è conseguito è stato quello di cercare di starle vicino di consigliarle ma di mettere sempre il rapporto su un piano vicino a loro. Io cerco di dare tanto il mio esempio in campo, so che loro mi guardano e mi cercano per questo. Sulla loro vita fuori dal campo cerco di muovermi con discrezione, lasciandole uscire per divertirsi tra loro.”

Divertirsi ma, da brava chioccia, sempre con una punta di attenzione: “Due ragazze si sono laureate da poco, altre tre hanno appena preso la patente e mi fa così strano vederle arrivare in macchina! Così io arrivo mezz’ora prima al campo nel caso avessero bisogno di me per qualunque cosa.”

Preparare i palloni, chiudere il campo, la vita della nostra numero 9 gira tutta intorno alla Vibe:” Devo ringraziare tutti qui dal presidente a Barbara Pedrazzani a Daniela che mi da una mano al campo al mister per quello che mi stanno facendo vivere qui: una Seconda giovinezza calcistica.”

Eh già, perché a dispetto del ruolo di “tutor” Rosella i gol li fa ancora eccome, tanto da lasciarsi andare a un po’ di autocritica sul bottino stagionale: “Causa infortuni sono solo ad 8 gol in questo girone d’andata.l’anno scorso ne ho fatti 21 a fine anno”

E quando le chiedete qual è il ricordo più bello alla Vibe, dopo qualche tentennamento risponderà: “La mia tripletta di quest’anno che ci ha permesso di diventare prime in classifica, momento speciale.”

Già, un momento in campo per quest’attaccante che ha fermato il tempo.

VIBE Ronchese